Musiche del repertorio delle sinagoghe

Data:13 Dicembre 2016
Orario:

Dettagli dell'evento

Venezia, Conservatorio “Benedetto Marcello”, Sala dei concerti
13 dicembre ore 20,30

Concerto conclusivo del convegno:
Affrancati dal ghetto
La musica sacra dell’ebraismo italiano tra emancipazione e assimilazione dalla seconda metà dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale

 

Con la caduta della Repubblica e l’inizio del governo francese si aprì per gli ebrei di Venezia una nuova fase storica, l’inizio di un cammino che, li portò da una situazione di marginalità alla possibilità di godere di diritti civili e partecipare appieno alla vita economica e politica, della città, prima, del nuovo stato unitario, poi. Integrati, liberati dagli antichi vincoli sia esterni che interni alla tradizione ebraica, gli ebrei italiani, come quelli europei più in generale, dovettero rielaborare le proprie coordinate identitarie, adeguare, laddove possibile, gli antichi usi e costumi o abbandonare ciò che ritenevano non compatibile con la modernità. Tale fenomeno interessò direttamente il tessuto religioso e più in particolare il rito sinagogale all’interno del quale vennero apportate numerose innovazioni, come ad esempio ma non certo non solo, l’introduzione di cori, anche misti, e dell’organo, insieme ad un repertorio musicale che solo in minima parte recepiva il patrimonio tradizionale, basandosi invece su modelli nuovi, alcuni mutuati dal circostante mondo maggioritario, altri dalla produzione musicale scaturita in seno alle comunità ebraiche nord-europee che avevano ufficialmente o ufficiosamente abbraccio la cosiddetta Riforma ebraica di metà Ottocento.
Ogni gruppo ebraico, mantenendo forti legami con il territorio in cui si era sviluppato ma al contempo sentendosi parte di una comunità religiosa ben più vasta e complessa, diede vita a un proprio, specifico repertorio di nuove musiche, alcune frutto del semplice arricchimento strumentale-corale di materiali tradizionali, altre derivate dall’adattamento di brani del repertorio classico (dai corali bachiani e gli oratori sacri, alle arie d’opera). Ne è derivato un repertorio nel complesso estremamente ricco e vario, esteticamente diseguale, conservato presso gli archivi delle comunità ebraiche d’Italia, un materiale ingente, in gran parte manoscritto. Dopo la seconda guerra mondiale, soprattutto alla luce della necessità di ricomporre un corpo religioso e sociale gravemente ferito, numericamente molto inferiore rispetto alle sue dimensione pre-belliche, l’ebraismo italiano iniziò un percorso di graduale uniformazione e di ritorno a forme di maggiore osservanza religiosa, un cammino che musicalmente parlando vide il progressivo abbandono del repertorio strumentale, l’estromissione prima degli organi poi dei cori misti e l’adozione di pratiche di culto più conformi ai dettami dell’ortodossia. Lo scopo di questo concerto, posto a coronamento del convegno organizzato dalla alla Fondazione Levi di Venezia, dedicato allo studio dei materiali musicali custoditi nelle sinagoghe, risalenti al periodo tra la metà dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale, è offrire uno spaccato, seppure parziale, delle ‘voci’ dell’ebraismo nell’età dell’Emancipazione. Insieme ai brani in uso presso le sinagoghe italiane verranno proposte composizioni di autori classici, considerati come possibili modelli, sia estetici che formali, della nuova produzione ebraica.

Piergabriele Mancuso

con il contributo di:

 

 

 

 

 

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