Musico perfetto. Gioseffo Zarlino (1517-1590). La teoria musicale a stampa nel Cinquecento
Musico perfetto. Gioseffo Zarlino (1517-1590). La teoria musicale a stampa nel Cinquecento
Mostra
Venezia, Libreria Sansoviniana, Biblioteca nazionale Marciana
2 dicembre 2017 – 31 gennaio 2018
Ingresso dal museo Correr, Piazza San Marco, Ala Napoleonica (orario: 10-17, la biglietteria chiude un’ora prima; biglietto del Percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco)
Mostra organizzata dalla Fondazione Levi e dalla Biblioteca nazionale Marciana.
Nel periodo dagli ultimi decenni del Quattrocento all’inizio del Seicento ha luogo un profondo cambiamento nel pensiero musicale conseguente alla recezione umanistica degli antichi ideali estetici, pur nella continuità con la tradizione: almeno fino a metà del Cinquecento restano infatti vive la secolare eredità boeziana della musica come disciplina matematica, e l’altrettanto secolare separazione tra polifonia e pensiero speculativo. Nel nuovo clima delle corti e delle accademie, con mecenati e amatori profondamente interessati alla musica, in Italia si assiste a una straordinaria produzione di trattatistica musicale in volgare, diffusa appena possibile attraverso la stampa. La finalità più ambiziosa è, sulle orme per esempio del De architectura di Vitruvio, costruire un organico quadro filosofico, scientifico ed estetico da cui derivare le regole che governano la monodia sacra e la polifonia. Le Istitutioni harmoniche (1558) di Zarlino, che definisce ‘musico perfetto’ chi è pienamente padrone dei domini pratico e speculativo, sono fra i più rilevanti esiti di questa istanza; anche nella forma si seguono spesso antichi paradigmi: lo schema euclideo, ordinato in definizioni, proposizioni e corollari, oppure il dialogo (come nelle Dimostrationi harmoniche – 1571 – zarliniane).
I trentacinque esemplari esposti mettono in luce le tappe fondamentali del percorso, e le tematiche discusse: rapporto fra teoria e prassi, fra senso e intelletto; razionalizzazione delle tecniche compositive; controllo delle dissonanze; proporzioni e notazione; costruzione di forme equilibrate; modalità e suo legame con gli affetti; antichi generi cromatico ed enarmonico; accordature e temperamenti; supremazia della parola. In questo periodo si portano a termine la codificazione e il raffinamento del contrappunto e si prepara la radicale svolta stilistica che a fine secolo sfocerà nel melodramma e nella monodia accompagnata.
Fra gli esemplari esposti ci sono manoscritti latini di teoria medievale, manoscritti greci all’origine dell’impatto del sapere musicale greco sulla musica dell’Occidente, fra cui lo splendido Aristoxenus bessarioneo, e scritti a stampa di Burzio, Gaffurio, Aaron, Zarlino, Fogliano, Spataro, Glareano, Vicentino, Zacconi, Vincenzo Galilei, Tigrini, Artusi, Banchieri e Diruta.
Si ha così l’opportunità di osservare nella sua reale concretezza una tipologia di testi interessante per gli esempi musicali, le tabelle, gli schemi che chiariscono i contenuti molto complicati (come ha riconosciuto Giorgio Valla). Dall’insieme emerge anche il progresso tecnologico: il più antico incunabolo di teoria musicale rimasto (Burzio, Musices opusculum, 1487) presenta esempi dai righi e dalle note rozzamente xilografati; il testo latino, in un unico blocco pesante, denso di abbreviazioni, ricalca ancora la pagina manoscritta. Nelle cinquecentine successive gli schemi e le tavole sono sempre più elegantemente disegnati e decorati, le riproduzioni musicali sono nitide, il testo, nel corsivo tipico delle pubblicazioni in volgare, è distribuito armonicamente nello spazio della pagina e ricco di interventi paratestuali: titoli, sottotitoli, rinvii a margine, note. Tutti questi aspetti, insieme al colore della carta e al solco dell’incisione, evocano l’impegno intellettuale e artigianale profuso allora perché si potesse in seguito penetrare i segreti di una tappa straordinaria della storia della musica.